La guida delle maestranze

Nico
La guida delle maestranze

Visite turistiche

Nello splendido scenario dei Sassi di Matera, vicino a Piazza San Pietro Caveoso, si apre uno dei quartieri più belli: Vico Solitario, dove si trova l'omonima Casa Grotta. Una visita alla Casa Grotta di Vico Solitario è l'unica occasione per rendersi conto di come fosse la vita nelle case scavate nei Sassi prima del loro abbandono, in seguito alla legge di riqualificazione dei Sassi, voluta dal Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi nel 1952. Nell'unica stanza, in parte scavata e in parte costruita, sono gli arredi a creare una virtuale divisione degli spazi. Il focolare con la cucina, al centro della casa un piccolo tavolo con l'unico grande piatto da cui tutti mangiavano, il letto composto da due cavalletti di ferro su cui poggiavano assi di legno e un giaciglio fatto di un materasso imbottito con foglie di mais, di fronte al letto la stalla con la mangiatoia che ospitava il mulo. Oltre ad un piccolo tramezzo l'altra stalla dove si vede la mangiatoia, la cava di tufo da cui si ricavano i blocchi di tufo e una cavità circolare usata come letamaio o come deposito di paglia. Di particolare interesse è il sistema di raccolta dell'acqua piovana dall'esterno, ben visibili sono la canalizzazione e la cisterna.
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Casa Grotta nei Sassi
11 Vico Solitario
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Nello splendido scenario dei Sassi di Matera, vicino a Piazza San Pietro Caveoso, si apre uno dei quartieri più belli: Vico Solitario, dove si trova l'omonima Casa Grotta. Una visita alla Casa Grotta di Vico Solitario è l'unica occasione per rendersi conto di come fosse la vita nelle case scavate nei Sassi prima del loro abbandono, in seguito alla legge di riqualificazione dei Sassi, voluta dal Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi nel 1952. Nell'unica stanza, in parte scavata e in parte costruita, sono gli arredi a creare una virtuale divisione degli spazi. Il focolare con la cucina, al centro della casa un piccolo tavolo con l'unico grande piatto da cui tutti mangiavano, il letto composto da due cavalletti di ferro su cui poggiavano assi di legno e un giaciglio fatto di un materasso imbottito con foglie di mais, di fronte al letto la stalla con la mangiatoia che ospitava il mulo. Oltre ad un piccolo tramezzo l'altra stalla dove si vede la mangiatoia, la cava di tufo da cui si ricavano i blocchi di tufo e una cavità circolare usata come letamaio o come deposito di paglia. Di particolare interesse è il sistema di raccolta dell'acqua piovana dall'esterno, ben visibili sono la canalizzazione e la cisterna.
Il MUSMA è il più importante museo italiano interamente dedicato alla scultura. Inserito nella suggestiva cornice del Palazzo Pomarici (XVI secolo), è l'unico museo "in grotta" al mondo, dove si crea una perfetta simbiosi tra le sculture e alcuni dei luoghi più caratteristici scolpiti nei Sassi di Matera. Gli spazi museali coprono non solo le aree edificate del Palazzo, ma anche i grandi sotterranei scavati, dove la vasta collezione di opere d'arte viene rigenerata dalla forza degli ambienti rupestri. Il MUSMA illustra la storia della scultura italiana e internazionale dalla fine dell'Ottocento ai giorni nostri con un ricco corpus di opere: sculture, ceramiche, medaglie, gioielli, disegni, opere grafiche e libri d'artista.
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MUSMA Museum of Contemporary Sculpture
Via San Giacomo
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Il MUSMA è il più importante museo italiano interamente dedicato alla scultura. Inserito nella suggestiva cornice del Palazzo Pomarici (XVI secolo), è l'unico museo "in grotta" al mondo, dove si crea una perfetta simbiosi tra le sculture e alcuni dei luoghi più caratteristici scolpiti nei Sassi di Matera. Gli spazi museali coprono non solo le aree edificate del Palazzo, ma anche i grandi sotterranei scavati, dove la vasta collezione di opere d'arte viene rigenerata dalla forza degli ambienti rupestri. Il MUSMA illustra la storia della scultura italiana e internazionale dalla fine dell'Ottocento ai giorni nostri con un ricco corpus di opere: sculture, ceramiche, medaglie, gioielli, disegni, opere grafiche e libri d'artista.
Il progetto della Casa di Ortega nasce con il duplice scopo di documentare la presenza a Matera del grande artista spagnolo Josè Ortega e di favorire la riscoperta e la valorizzazione della tradizione artigianale locale. Gli spazi espositivi ospitano le opere realizzate da Ortega negli anni '70, durante la sua permanenza a Matera, e da lui affidate agli amici del Circolo La Scaletta. Si tratta di venti bassorilievi policromi che compongono le due serie narrative "Passarono" e "Morte e nascita dell'innocente". Ortega ha eseguito questi pannelli in collaborazione con i maestri artigiani di Matera utilizzando in modo innovativo l'antica tecnica della cartapesta e sono proprio queste produzioni pittoriche a costituire il leitmotiv del progetto, che vuole sottolineare l'importanza del legame tra arte nobile e antichi mestieri. Per svelare questo proficuo rapporto, le stanze, suddivise secondo un ideale uso domestico (sala da pranzo, camera da letto, soggiorno, cucina), sono impreziosite da mobili e decorazioni realizzati da artigiani locali. Questi preziosi manufatti fanno da cornice alle opere del maestro spagnolo, creando così un dialogo che si impone agli occhi del visitatore per l'armoniosa naturalezza con cui le parti interagiscono. In quest'ottica giocano un ruolo di primo piano le produzioni ceramico-plastiche dell'artigiano materano Giuseppe Mitarotonda, stretto collaboratore di Josè Ortega.
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Casa di Ortega - Museo delle Arti applicate
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Il progetto della Casa di Ortega nasce con il duplice scopo di documentare la presenza a Matera del grande artista spagnolo Josè Ortega e di favorire la riscoperta e la valorizzazione della tradizione artigianale locale. Gli spazi espositivi ospitano le opere realizzate da Ortega negli anni '70, durante la sua permanenza a Matera, e da lui affidate agli amici del Circolo La Scaletta. Si tratta di venti bassorilievi policromi che compongono le due serie narrative "Passarono" e "Morte e nascita dell'innocente". Ortega ha eseguito questi pannelli in collaborazione con i maestri artigiani di Matera utilizzando in modo innovativo l'antica tecnica della cartapesta e sono proprio queste produzioni pittoriche a costituire il leitmotiv del progetto, che vuole sottolineare l'importanza del legame tra arte nobile e antichi mestieri. Per svelare questo proficuo rapporto, le stanze, suddivise secondo un ideale uso domestico (sala da pranzo, camera da letto, soggiorno, cucina), sono impreziosite da mobili e decorazioni realizzati da artigiani locali. Questi preziosi manufatti fanno da cornice alle opere del maestro spagnolo, creando così un dialogo che si impone agli occhi del visitatore per l'armoniosa naturalezza con cui le parti interagiscono. In quest'ottica giocano un ruolo di primo piano le produzioni ceramico-plastiche dell'artigiano materano Giuseppe Mitarotonda, stretto collaboratore di Josè Ortega.
Accanto alle tante meraviglie note della città, un fascino particolare e diverso assume la città ipogeica, un unicum rappresentato dall' Ipogeo Materasum, che permette di visitare una parte di quello che è stato meravigliosamente definito "uno straordinario palinsesto di strati di insediamenti, che iniziano in tempi molto remoti". Ambienti scavati nella roccia, antiche case con aperture per far penetrare la luce e l'aria, all'interno delle quali possiamo immaginare lo svolgersi della vita quotidiana della "civiltà degli ipogei". Un affascinante viaggio nello spazio e nel tempo che vi porterà nel cuore di Matera, una delle città più antiche del mondo.
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Materasum Ipogeo
7 Recinto XX Settembre
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Accanto alle tante meraviglie note della città, un fascino particolare e diverso assume la città ipogeica, un unicum rappresentato dall' Ipogeo Materasum, che permette di visitare una parte di quello che è stato meravigliosamente definito "uno straordinario palinsesto di strati di insediamenti, che iniziano in tempi molto remoti". Ambienti scavati nella roccia, antiche case con aperture per far penetrare la luce e l'aria, all'interno delle quali possiamo immaginare lo svolgersi della vita quotidiana della "civiltà degli ipogei". Un affascinante viaggio nello spazio e nel tempo che vi porterà nel cuore di Matera, una delle città più antiche del mondo.
Il Parco Archeologico della Murgia Materana, tappa obbligata per chi visita Matera, questo luogo è stato lo scenario perfetto per diversi film.
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park of the Rupestrian Churches of Matera
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Il Parco Archeologico della Murgia Materana, tappa obbligata per chi visita Matera, questo luogo è stato lo scenario perfetto per diversi film.
La chiesa rupestre di Santa Barbara è situata su una parete di roccia che domina la Gravina, vi si arriva attraverso via Casalnuovo. Risale al X - XI secolo. È completamente scavata nella roccia e la sua struttura ricorda l'architettura bizantina: ha una sola navata separata da un presbiterio e da un'iconostasi. All'interno ci sono due altari, uno nella zona sospesa e l'altro a sinistra accanto al muro della navata. Qui si trovano anche dipinti di valore, anche se alcuni di essi sono danneggiati da un'evidente incuria: oltre a una Madre e un Figlio, c'è un ritratto di Santa Barbara e scene pastorali. Diverse tombe sono state trovate sia nella piazzetta esterna che all'interno della chiesa.
Rocky Churches of Saint Barbara, Cappuccino Vecchio and Cappuccino Nuovo
82 Via Casalnuovo
La chiesa rupestre di Santa Barbara è situata su una parete di roccia che domina la Gravina, vi si arriva attraverso via Casalnuovo. Risale al X - XI secolo. È completamente scavata nella roccia e la sua struttura ricorda l'architettura bizantina: ha una sola navata separata da un presbiterio e da un'iconostasi. All'interno ci sono due altari, uno nella zona sospesa e l'altro a sinistra accanto al muro della navata. Qui si trovano anche dipinti di valore, anche se alcuni di essi sono danneggiati da un'evidente incuria: oltre a una Madre e un Figlio, c'è un ritratto di Santa Barbara e scene pastorali. Diverse tombe sono state trovate sia nella piazzetta esterna che all'interno della chiesa.
Può essere datata al 1218, da allora la chiesa ha cambiato la sua struttura. La facciata è stata restaurata diverse volte: è molto semplice e mostra elementi che ricordano il periodo barocco; ci sono tre portali e tre nicchie su cui si trovano alcune statue: sul portale principale c'è la Vergine, a sinistra San Pietro e a destra San Paolo. Il campanile fu costruito nel XVII secolo: ha una forma quadrangolare, con una balaustra ornata da elementi geometrici. Nel 1752 la chiesa fu riaperta per le celebrazioni dall'arcivescovo Lanfranchi, in questa occasione ci furono alcune modifiche nella sua struttura: fu messa una cuspide sulla campana della torre, mentre all'interno fu posto un controsoffitto in legno. L'interno è a tre navate con transetto. La navata principale mostra l'altare maggiore scolpito in legno, realizzato da artisti locali durante il XVII secolo; sopra si può vedere un polittico del XVI secolo. La navata centrale è ornata da quattro cappelle, mentre di quella di destra rimangono solo i resti: questo lato fu proprio rovinato quando la chiesa fu staccata dalla roccia di Monterrone per costruire un nuovo oratorio e un ingresso auto ai rioni Malve e Casalnuovo.
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Church of Saint Peter 'Caveoso'
1 Piazza S. Pietro Caveoso
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Può essere datata al 1218, da allora la chiesa ha cambiato la sua struttura. La facciata è stata restaurata diverse volte: è molto semplice e mostra elementi che ricordano il periodo barocco; ci sono tre portali e tre nicchie su cui si trovano alcune statue: sul portale principale c'è la Vergine, a sinistra San Pietro e a destra San Paolo. Il campanile fu costruito nel XVII secolo: ha una forma quadrangolare, con una balaustra ornata da elementi geometrici. Nel 1752 la chiesa fu riaperta per le celebrazioni dall'arcivescovo Lanfranchi, in questa occasione ci furono alcune modifiche nella sua struttura: fu messa una cuspide sulla campana della torre, mentre all'interno fu posto un controsoffitto in legno. L'interno è a tre navate con transetto. La navata principale mostra l'altare maggiore scolpito in legno, realizzato da artisti locali durante il XVII secolo; sopra si può vedere un polittico del XVI secolo. La navata centrale è ornata da quattro cappelle, mentre di quella di destra rimangono solo i resti: questo lato fu proprio rovinato quando la chiesa fu staccata dalla roccia di Monterrone per costruire un nuovo oratorio e un ingresso auto ai rioni Malve e Casalnuovo.
Il Convento di Sant'Agostino è costruito su uno sperone roccioso nel Sasso Barisano; l'edificio originario risale al X - XI secolo e si sviluppa sotto la struttura attuale; è formato da diversi ambienti ipogei come la cripta dedicata a San Guglielmo che collegava questi ambienti alla chiesa moderna. I lavori per la realizzazione del convento iniziarono nel 1591, grazie ai monaci agostiniani, che costruirono una chiesa più piccola. Fu terminata intorno alla seconda metà del XVII secolo: presentava la struttura tipica di un convento, una forma quadrangolare a base e un chiostro centrale. Restaurata dopo il terribile terremoto del 1734, è stata utilizzata in diversi modi dal XIX secolo dopo le leggi napoleoniche e l'indipendenza dell'Italia come sede attuale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. La facciata della chiesa è in stile antico-barocco, arricchita da statue e ornamenti. Tra la chiesa e il convento c'è un campanile quadrangolare. L'interno ha una base a croce latina e una navata, il transetto è sormontato da una cupola. L'altare maggiore si trova nel presbiterio, dietro di esso c'è un coro in legno sormontato da un organo del 1749. Ci sono altri altari su entrambi i lati, alcuni sono in pietra calcarea realizzati da artigiani locali, altri in marmo policromo realizzati da artisti napoletani intorno alla metà del XVIII secolo. L'interno è arricchito da altri elementi artistici e ornamentali.
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Convent of Saint Agostino
Via D'Addozio
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Il Convento di Sant'Agostino è costruito su uno sperone roccioso nel Sasso Barisano; l'edificio originario risale al X - XI secolo e si sviluppa sotto la struttura attuale; è formato da diversi ambienti ipogei come la cripta dedicata a San Guglielmo che collegava questi ambienti alla chiesa moderna. I lavori per la realizzazione del convento iniziarono nel 1591, grazie ai monaci agostiniani, che costruirono una chiesa più piccola. Fu terminata intorno alla seconda metà del XVII secolo: presentava la struttura tipica di un convento, una forma quadrangolare a base e un chiostro centrale. Restaurata dopo il terribile terremoto del 1734, è stata utilizzata in diversi modi dal XIX secolo dopo le leggi napoleoniche e l'indipendenza dell'Italia come sede attuale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. La facciata della chiesa è in stile antico-barocco, arricchita da statue e ornamenti. Tra la chiesa e il convento c'è un campanile quadrangolare. L'interno ha una base a croce latina e una navata, il transetto è sormontato da una cupola. L'altare maggiore si trova nel presbiterio, dietro di esso c'è un coro in legno sormontato da un organo del 1749. Ci sono altri altari su entrambi i lati, alcuni sono in pietra calcarea realizzati da artigiani locali, altri in marmo policromo realizzati da artisti napoletani intorno alla metà del XVIII secolo. L'interno è arricchito da altri elementi artistici e ornamentali.
Il Parco delle Sculture La Palomba si trova a Matera nei pressi della Gravina (un canyon che attraversa gran parte del territorio al confine tra Puglia e Basilicata). Il parco è ospitato nella suggestiva cornice di un'antica cava di tufo che l'artista Antonio Paradiso, scultore e studioso di antropologia e paleoantropologia, ha scelto per l'esposizione permanente delle sue opere. Nato su iniziativa dello scultore Antonio Paradiso, che da diversi anni sta lavorando per questa grande opera antropologica, consiste in un'area di __sei ettari, un ex sito paleolitico, un villaggio neolitico con trincea fortificata e fondo di capanna, pozzo e muro megalitico, negli ultimi cento anni trasformato in cava di tufo e infine in opera antropologica. Il Parco delle Sculture La Palomba è una Fondazione No Profit. L'ingresso è gratuito - eventuali offerte saranno utilizzate per prendersi cura del parco che rimane aperto tutto l'anno, compresi i giorni festivi
Parco Scultura La Palomba
SS7
Il Parco delle Sculture La Palomba si trova a Matera nei pressi della Gravina (un canyon che attraversa gran parte del territorio al confine tra Puglia e Basilicata). Il parco è ospitato nella suggestiva cornice di un'antica cava di tufo che l'artista Antonio Paradiso, scultore e studioso di antropologia e paleoantropologia, ha scelto per l'esposizione permanente delle sue opere. Nato su iniziativa dello scultore Antonio Paradiso, che da diversi anni sta lavorando per questa grande opera antropologica, consiste in un'area di __sei ettari, un ex sito paleolitico, un villaggio neolitico con trincea fortificata e fondo di capanna, pozzo e muro megalitico, negli ultimi cento anni trasformato in cava di tufo e infine in opera antropologica. Il Parco delle Sculture La Palomba è una Fondazione No Profit. L'ingresso è gratuito - eventuali offerte saranno utilizzate per prendersi cura del parco che rimane aperto tutto l'anno, compresi i giorni festivi
La Chiesa di Santa Maria della Palomba si trova a pochi chilometri dal centro urbano di Matera. Si ritiene che durante il Medioevo servisse come cappella di un proprietario terriero che abitava in quella zona. Dopo il ritrovamento di un affresco raffigurante la Madonna, la cui realizzazione può essere fatta risalire al XIII - XIV secolo, la Curia prese in considerazione l'ipotesi di riaprire questo luogo di culto e in questa occasione furono eseguiti alcuni lavori riguardanti sia l'ampliamento dell'interno che l'ammodernamento dell'esterno. L'attuale struttura fu quindi costruita nel 1580 su un nucleo di roccia; nel corso degli ultimi secoli la chiesa ha subito alterne vicende passando da periodi di abbandono ad altri di splen-dore durante i quali ha riacquistato centralità cultuale. Verso la metà del XVIII secolo fu abbandonata fino a quando, nel secolo successivo, divenne un rifugio per greggi e pastori. Durante la prima metà del XX secolo si è cercato di valorizzarlo affidandolo prima a un procuratore e poi a un gruppo di monaci che, dopo alcuni anni di intensa attività, hanno recentemente lasciato il sito. La facciata richiama lo stile romanico; gli elementi decorativi che la caratterizzano sono costituiti da lesene e archi ciechi mentre al centro spicca un rosone ricostruito in anni recenti, sopra di esso si trova una nicchia che ospita la statua di San Michele Arcangelo; sull'architrave del portale si trova una rappresentazione in tufo della Sacra Famiglia attribuita a Giulio Persio. Il campanile è a vela ed è posizionato lateralmente. L'area antistante la chiesa è occupata da un ampio cortile. L'interno ha una struttura a navata unica con una volta a botte. Il nome dell'architetto della chiesa non è noto, ma secondo alcuni documenti Giulio Persio, uno sculp-tore e architetto locale, fu incaricato di visionare il progetto e approvarlo. Le cappelle di destra contengono alcune nicchie all'interno delle quali sono collocate sei statue in pietra policroma, realizzate simulta-neamente alla costruzione della nuova chiesa; quelle di sinistra, invece, sono ornate da pitture murali realizzate, anch'esse, nello stesso periodo. Dietro l'altare è visibile l'affresco trecentesco raffigurante la Madonna col Bambino, ritrovato nel 1579 all'interno della chiesa rupestre, è più grande di quanto si possa vedere oggi e proba-bilmente è parzialmente nascosto. Attraverso il presbiterio si entra nella chiesa rupestre interamente scavata nel tufo, ha subito interventi significativi al punto che attualmente è difficile risalire alla struttura originaria. È costituita da un'unica campata la cui volta da un lato è a gobba e dall'altro a lev-el. Anche qui ci sono cappelle laterali in cui si trovano affreschi risalenti alla seconda metà del XVII secolo. Intorno alla metà del XVII secolo, nelle immediate vicinanze dell'ingresso della cripta fu costruita una neviera che si può ammirare ancora oggi.
Santuario Santa Maria della Palomba
SS7
La Chiesa di Santa Maria della Palomba si trova a pochi chilometri dal centro urbano di Matera. Si ritiene che durante il Medioevo servisse come cappella di un proprietario terriero che abitava in quella zona. Dopo il ritrovamento di un affresco raffigurante la Madonna, la cui realizzazione può essere fatta risalire al XIII - XIV secolo, la Curia prese in considerazione l'ipotesi di riaprire questo luogo di culto e in questa occasione furono eseguiti alcuni lavori riguardanti sia l'ampliamento dell'interno che l'ammodernamento dell'esterno. L'attuale struttura fu quindi costruita nel 1580 su un nucleo di roccia; nel corso degli ultimi secoli la chiesa ha subito alterne vicende passando da periodi di abbandono ad altri di splen-dore durante i quali ha riacquistato centralità cultuale. Verso la metà del XVIII secolo fu abbandonata fino a quando, nel secolo successivo, divenne un rifugio per greggi e pastori. Durante la prima metà del XX secolo si è cercato di valorizzarlo affidandolo prima a un procuratore e poi a un gruppo di monaci che, dopo alcuni anni di intensa attività, hanno recentemente lasciato il sito. La facciata richiama lo stile romanico; gli elementi decorativi che la caratterizzano sono costituiti da lesene e archi ciechi mentre al centro spicca un rosone ricostruito in anni recenti, sopra di esso si trova una nicchia che ospita la statua di San Michele Arcangelo; sull'architrave del portale si trova una rappresentazione in tufo della Sacra Famiglia attribuita a Giulio Persio. Il campanile è a vela ed è posizionato lateralmente. L'area antistante la chiesa è occupata da un ampio cortile. L'interno ha una struttura a navata unica con una volta a botte. Il nome dell'architetto della chiesa non è noto, ma secondo alcuni documenti Giulio Persio, uno sculp-tore e architetto locale, fu incaricato di visionare il progetto e approvarlo. Le cappelle di destra contengono alcune nicchie all'interno delle quali sono collocate sei statue in pietra policroma, realizzate simulta-neamente alla costruzione della nuova chiesa; quelle di sinistra, invece, sono ornate da pitture murali realizzate, anch'esse, nello stesso periodo. Dietro l'altare è visibile l'affresco trecentesco raffigurante la Madonna col Bambino, ritrovato nel 1579 all'interno della chiesa rupestre, è più grande di quanto si possa vedere oggi e proba-bilmente è parzialmente nascosto. Attraverso il presbiterio si entra nella chiesa rupestre interamente scavata nel tufo, ha subito interventi significativi al punto che attualmente è difficile risalire alla struttura originaria. È costituita da un'unica campata la cui volta da un lato è a gobba e dall'altro a lev-el. Anche qui ci sono cappelle laterali in cui si trovano affreschi risalenti alla seconda metà del XVII secolo. Intorno alla metà del XVII secolo, nelle immediate vicinanze dell'ingresso della cripta fu costruita una neviera che si può ammirare ancora oggi.
La chiesa rupestre della Madonna delle Vergini è una piccola cappella molto amata dalla popolazione. È ancora aperta al culto. È facilmente raggiungibile attraverso un sentiero che parte da Porta Pistola, attraversa il torrente e porta sull'altro lato della Gravina. Ha una facciata in muratura molto semplice con cinque nicchie; nella parte alta, ricostruita alla fine del secolo scorso, c'è una nicchia più grande che ospita una statua della Madonna col Bambino realizzata da un artigiano locale. L'interno è stato scavato nella roccia ed è a pianta quadrata. L'altare maggiore è dipinto in finto marmo: la base è decorata con una croce seicentesca in rilievo, mentre l'edicola sovrastante contiene un'immagine della Madonna. Altri elementi degni di interesse sono: un altare di pietra dipinto sulla parete destra e, a sinistra, un'acquasantiera scolpita nella roccia. Questo luogo di culto, come altri nella stessa zona, fa parte di un complesso roccioso composto da grotte che venivano utilizzate come rifugio per gli animali.
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Church of Our Lady 'delle Vergini'
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La chiesa rupestre della Madonna delle Vergini è una piccola cappella molto amata dalla popolazione. È ancora aperta al culto. È facilmente raggiungibile attraverso un sentiero che parte da Porta Pistola, attraversa il torrente e porta sull'altro lato della Gravina. Ha una facciata in muratura molto semplice con cinque nicchie; nella parte alta, ricostruita alla fine del secolo scorso, c'è una nicchia più grande che ospita una statua della Madonna col Bambino realizzata da un artigiano locale. L'interno è stato scavato nella roccia ed è a pianta quadrata. L'altare maggiore è dipinto in finto marmo: la base è decorata con una croce seicentesca in rilievo, mentre l'edicola sovrastante contiene un'immagine della Madonna. Altri elementi degni di interesse sono: un altare di pietra dipinto sulla parete destra e, a sinistra, un'acquasantiera scolpita nella roccia. Questo luogo di culto, come altri nella stessa zona, fa parte di un complesso roccioso composto da grotte che venivano utilizzate come rifugio per gli animali.
La fortezza prende il nome dal conte Giancarlo Tramontano, esponente di una nuova classe di piccoli imprenditori, in ascesa verso la fine del XV secolo; le ambizioni di potere si realizzarono nel 1497 quando ottenne dal re di Napoli Federico D'Aragona l'investitura comitale sulla città di Matera. Le attività commerciali del conte Tramontano lo misero in una situazione di conflitto con la classe dirigente locale, che vedeva minacciato il suo potere economico. Le numerose tasse imposte alla popolazione e i continui abusi finirono per esasperare gli animi dei cittadini materani che nel 1514 organizzarono una congiura per ucciderlo. L'aggressione avvenne in una stradina adiacente alla Cattedrale, chiamata poi via del Riscatto. La costruzione del castello fu voluta dal conte per sottolineare il suo dominio sulla città, è parte materiale della memoria storica locale. Si trova sulla collina di Montigny da cui domina tutto il territorio, e si oppone sia spazialmente che simbolicamente alla Cattedrale e al potere religioso che essa rappresenta. Il castello è composto da un maschio imponente e da due torri cilindriche laterali; il progetto prevedeva delle mura per proteggere tutto l'abitato. L'incompiutezza del maniero è rimasta nei secoli testimone delle vicende storiche che portarono alla rivolta popolare volta ad uccidere il Conte: quasi un monito per chiunque avesse avuto velleità autoritarie sulla città di Matera.
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Castello Tramontano
Via del Castello
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La fortezza prende il nome dal conte Giancarlo Tramontano, esponente di una nuova classe di piccoli imprenditori, in ascesa verso la fine del XV secolo; le ambizioni di potere si realizzarono nel 1497 quando ottenne dal re di Napoli Federico D'Aragona l'investitura comitale sulla città di Matera. Le attività commerciali del conte Tramontano lo misero in una situazione di conflitto con la classe dirigente locale, che vedeva minacciato il suo potere economico. Le numerose tasse imposte alla popolazione e i continui abusi finirono per esasperare gli animi dei cittadini materani che nel 1514 organizzarono una congiura per ucciderlo. L'aggressione avvenne in una stradina adiacente alla Cattedrale, chiamata poi via del Riscatto. La costruzione del castello fu voluta dal conte per sottolineare il suo dominio sulla città, è parte materiale della memoria storica locale. Si trova sulla collina di Montigny da cui domina tutto il territorio, e si oppone sia spazialmente che simbolicamente alla Cattedrale e al potere religioso che essa rappresenta. Il castello è composto da un maschio imponente e da due torri cilindriche laterali; il progetto prevedeva delle mura per proteggere tutto l'abitato. L'incompiutezza del maniero è rimasta nei secoli testimone delle vicende storiche che portarono alla rivolta popolare volta ad uccidere il Conte: quasi un monito per chiunque avesse avuto velleità autoritarie sulla città di Matera.
Sulla Murgia che circonda la città di Matera sono state trovate diverse tracce di insediamenti umani risalenti al Paleolitico e che testimoniano una continua presenza umana anche nei periodi successivi. L'insediamento umano fu favorito dalla vicinanza del fiume e dei suoi affluenti che rendevano le terre fertili e facilitavano le comunicazioni con le aree interne della regione. Questa predisposizione all'agricoltura si manifesterà pienamente durante le prime fasi dell'Età del Ferro e sarà alla base della prosperità di quest'area, altri territo-ri saranno coltivati favorendo forme più complesse di organizzazione sociale e lavorativa. Le prime ricerche archeologiche nella zona e la conoscenza delle fasi preistoriche che ne sono derivate sono indissolubilmente associate alla figura e all'attività di Domenico Ridola, medico e poi senatore materano che si dedicò all'archeologia. Questi tra l'Ottocento e il Novecento condusse diverse campagne di scavo che gli permisero di individuare alcuni siti archeo-logici che si rivelarono fondamentali per la conoscenza delle fasi di popolamento del territorio materano. Tra le principali scoperte di Domenico Ridola vi è quella dei villaggi trincerati neolitici, così denominati perché presentavano imponenti opere di recinzione che racchiudevano il nucleo abitato; i villaggi erano circondati da fossati scavati che avevano la funzione di fortificazione, difesa e delimitazione dell'area abitata, per questi motivi Ridola li chiamò trench-es. Esistono diversi esempi di villaggi trincerati nell'area murgiana di __Matera, rinvenuti nelle località di Murgecchia, Murgia Timone, Tirlecchia e Serra d'Alto. I resti rinvenuti in questi diversi siti testimoniano una continuità di frequentazione e di insediamento che continuò fino alle fasi neolitiche più avanzate. Sono stati rinvenuti resti di manufatti che testimoniano una produzione artigianale e che suggeriscono l'esistenza di attività commerciali che andavano fino alle escavazioni più recenti hanno portato all'identificazione dei siti di Trasano e Tras-anello, entrambi sul versante della Murgia Timone. In particolare, nel sito di Trasano gli scavi hanno portato alla luce un'importante serie stratigrafica la cui analisi da un lato ha permesso di collocare il primo insediamento umano in un'età molto arcaica, che allo stato attuale delle conoscenze attesta la più antica frequentazione riscontrata nel territorio; dall'altro ha portato alla luce diverse tipologie di aree abitate emerse dalla stratificazione della documentazione archeologica, che testimoniano una costante frequentazione del luogo dal Neolitico all'età dei metalli.
Contrada Murgia Timone
Contrada Murgia Timone
Sulla Murgia che circonda la città di Matera sono state trovate diverse tracce di insediamenti umani risalenti al Paleolitico e che testimoniano una continua presenza umana anche nei periodi successivi. L'insediamento umano fu favorito dalla vicinanza del fiume e dei suoi affluenti che rendevano le terre fertili e facilitavano le comunicazioni con le aree interne della regione. Questa predisposizione all'agricoltura si manifesterà pienamente durante le prime fasi dell'Età del Ferro e sarà alla base della prosperità di quest'area, altri territo-ri saranno coltivati favorendo forme più complesse di organizzazione sociale e lavorativa. Le prime ricerche archeologiche nella zona e la conoscenza delle fasi preistoriche che ne sono derivate sono indissolubilmente associate alla figura e all'attività di Domenico Ridola, medico e poi senatore materano che si dedicò all'archeologia. Questi tra l'Ottocento e il Novecento condusse diverse campagne di scavo che gli permisero di individuare alcuni siti archeo-logici che si rivelarono fondamentali per la conoscenza delle fasi di popolamento del territorio materano. Tra le principali scoperte di Domenico Ridola vi è quella dei villaggi trincerati neolitici, così denominati perché presentavano imponenti opere di recinzione che racchiudevano il nucleo abitato; i villaggi erano circondati da fossati scavati che avevano la funzione di fortificazione, difesa e delimitazione dell'area abitata, per questi motivi Ridola li chiamò trench-es. Esistono diversi esempi di villaggi trincerati nell'area murgiana di __Matera, rinvenuti nelle località di Murgecchia, Murgia Timone, Tirlecchia e Serra d'Alto. I resti rinvenuti in questi diversi siti testimoniano una continuità di frequentazione e di insediamento che continuò fino alle fasi neolitiche più avanzate. Sono stati rinvenuti resti di manufatti che testimoniano una produzione artigianale e che suggeriscono l'esistenza di attività commerciali che andavano fino alle escavazioni più recenti hanno portato all'identificazione dei siti di Trasano e Tras-anello, entrambi sul versante della Murgia Timone. In particolare, nel sito di Trasano gli scavi hanno portato alla luce un'importante serie stratigrafica la cui analisi da un lato ha permesso di collocare il primo insediamento umano in un'età molto arcaica, che allo stato attuale delle conoscenze attesta la più antica frequentazione riscontrata nel territorio; dall'altro ha portato alla luce diverse tipologie di aree abitate emerse dalla stratificazione della documentazione archeologica, che testimoniano una costante frequentazione del luogo dal Neolitico all'età dei metalli.
La chiesa della Madonna del Carmine si trova a sinistra di Palazzo Lanfranchi, in piazza Pascoli, costruita agli inizi del Settecento dai membri dell'ordine dei Carmelitani che risiedevano a Matera. Il portale ligneo è di pregevole fattura, nella parte superiore vi è una nicchia che ospita una statua scolpita da Stefano da Putignano raffigurante la Madonna. Ai lati ci sono altre due nicchie in cui sono collocate due sculture, rappresentanti rispettivamente San Nicola (a sinistra) e San Filippo Neri (a destra). La chiesa, non più utilizzata per il culto, è diventata un luogo dove si alternano mostre ed eventi culturali.
Chiesa del Carmine
Piazzetta Pascoli
La chiesa della Madonna del Carmine si trova a sinistra di Palazzo Lanfranchi, in piazza Pascoli, costruita agli inizi del Settecento dai membri dell'ordine dei Carmelitani che risiedevano a Matera. Il portale ligneo è di pregevole fattura, nella parte superiore vi è una nicchia che ospita una statua scolpita da Stefano da Putignano raffigurante la Madonna. Ai lati ci sono altre due nicchie in cui sono collocate due sculture, rappresentanti rispettivamente San Nicola (a sinistra) e San Filippo Neri (a destra). La chiesa, non più utilizzata per il culto, è diventata un luogo dove si alternano mostre ed eventi culturali.
La chiesa di Santa Chiara fu costruita contemporaneamente al seminario Lanfranchi, tra il 1668 e il 1672, su iniziativa del vescovo di Matera, Antonio del Ryos Culminarez. Faceva parte del quartiere delle "case nuove", costruito per ospitare le persone che lavoravano all'interno del seminario. La sua costruzione risale al periodo immediatamente successivo alla nomina di Matera a sede della Regia Udienza in Basilicata. In questo periodo le attività politiche e commerciali iniziarono a trasferirsi nella zona del "Piano". La facciata presenta vari elementi artistici e ornamentali. Il por-tale in legno, realizzato nel XVIII secolo, è riccamente decorato; anche intorno ad esso si notano varie decorazioni e, ai suoi lati, due colonne; sopra di esso, lo stemma del Vescovo del Ryos Cul-minarez. La nicchia centrale in alto ospita una statua di Madon-na del Carmine, mentre nelle nicchie ai lati del portale vediamo Santa Chiara a destra e San Francesco a sinistra. In cima alla finestra semicircolare, c'è un'altra nicchia che contiene una statua di Dio benedicente. All'interno, una navata unica con un tetto con volta a botte termina con un arco a sesto acuto. Dietro l'altare c'è una cornice di legno, che è uno degli elementi più interessanti della chiesa. Ci sono anche altri altari adornati con dipinti e statue di grande valore artistico.
Church of Saint Clare
Via Domenico Ridola
La chiesa di Santa Chiara fu costruita contemporaneamente al seminario Lanfranchi, tra il 1668 e il 1672, su iniziativa del vescovo di Matera, Antonio del Ryos Culminarez. Faceva parte del quartiere delle "case nuove", costruito per ospitare le persone che lavoravano all'interno del seminario. La sua costruzione risale al periodo immediatamente successivo alla nomina di Matera a sede della Regia Udienza in Basilicata. In questo periodo le attività politiche e commerciali iniziarono a trasferirsi nella zona del "Piano". La facciata presenta vari elementi artistici e ornamentali. Il por-tale in legno, realizzato nel XVIII secolo, è riccamente decorato; anche intorno ad esso si notano varie decorazioni e, ai suoi lati, due colonne; sopra di esso, lo stemma del Vescovo del Ryos Cul-minarez. La nicchia centrale in alto ospita una statua di Madon-na del Carmine, mentre nelle nicchie ai lati del portale vediamo Santa Chiara a destra e San Francesco a sinistra. In cima alla finestra semicircolare, c'è un'altra nicchia che contiene una statua di Dio benedicente. All'interno, una navata unica con un tetto con volta a botte termina con un arco a sesto acuto. Dietro l'altare c'è una cornice di legno, che è uno degli elementi più interessanti della chiesa. Ci sono anche altri altari adornati con dipinti e statue di grande valore artistico.
La chiesa del nuovo Purgatorio fu costruita tra il 1726 e il 1747, importante fu il contributo economico della Confraternita delle Anime Sante del Purgatorio e di alcuni cittadini. Unica tra i luoghi di culto della città di Matera, presenta una facciata di ispirazione tardo barocca, dedicata al tema della morte e della redenzione dell'anima, così come il portone principale, successivamente arricchito da teschi rappresentanti prelati, regni e persone ordinati in base alle offerte fatte per la con-costruzione della chiesa stessa. Sul resto della facciata spiccano figure di penitenti avvolti nelle fiamme e cesti di frutta culminati, in alto, da una statua che rappresenta la Madonna col Bambino con fiori ai lati. L'interno ha una pianta a croce greca alla cui sommità si erge una cupola decorata con rappresentazioni dei quattro evangelisti e dei padri della chiesa. Nella struttura interna, sono degni di nota i tre altari, l'organo ottocentesco e il pulpito in legno.
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Chiesa del Purgatorio
Via Domenico Ridola
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La chiesa del nuovo Purgatorio fu costruita tra il 1726 e il 1747, importante fu il contributo economico della Confraternita delle Anime Sante del Purgatorio e di alcuni cittadini. Unica tra i luoghi di culto della città di Matera, presenta una facciata di ispirazione tardo barocca, dedicata al tema della morte e della redenzione dell'anima, così come il portone principale, successivamente arricchito da teschi rappresentanti prelati, regni e persone ordinati in base alle offerte fatte per la con-costruzione della chiesa stessa. Sul resto della facciata spiccano figure di penitenti avvolti nelle fiamme e cesti di frutta culminati, in alto, da una statua che rappresenta la Madonna col Bambino con fiori ai lati. L'interno ha una pianta a croce greca alla cui sommità si erge una cupola decorata con rappresentazioni dei quattro evangelisti e dei padri della chiesa. Nella struttura interna, sono degni di nota i tre altari, l'organo ottocentesco e il pulpito in legno.
Questa cisterna gigante, probabilmente magnifica come una cattedrale sotterranea, è una delle grandi attrazioni di Matera. Adagiata sotto la piazza principale della città con archi scavati nella roccia esistente, è sbalorditiva nella sua scala e ingegnosità, e stava ancora fornendo acqua ai materani a memoria d'uomo. Prenotate in anticipo per un tour di 25 minuti con le guide multilingue, che ne spiegano la concezione e la storia (i tour in lingua inglese partono generalmente alle 10.30, 12.30, 15.30 e 17.30).
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Palombaro Lungo
34 Piazza Vittorio Veneto
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Questa cisterna gigante, probabilmente magnifica come una cattedrale sotterranea, è una delle grandi attrazioni di Matera. Adagiata sotto la piazza principale della città con archi scavati nella roccia esistente, è sbalorditiva nella sua scala e ingegnosità, e stava ancora fornendo acqua ai materani a memoria d'uomo. Prenotate in anticipo per un tour di 25 minuti con le guide multilingue, che ne spiegano la concezione e la storia (i tour in lingua inglese partono generalmente alle 10.30, 12.30, 15.30 e 17.30).
La parte dominante della città di Matera è ben visibile dal Duomo, la cattedrale che sorge su un emiciclo artificiale costruito proprio per evidenziare l'intero complesso che sovrasta l'intera città dividendo i due rioni Sasso Caveoso e Sasso Barisano. Prima dell'urbanizzazione dei Sassi, questo spazio chiamato Civita, era il centro socio-culturale della città, gli scavi e le indagini archeologiche hanno evidenziato come questo sia stato uno dei luoghi più frequentati fin dalle epoche arcaiche. La Cattedrale fu costruita tra il 1230 e il 1270 in occasione della fusione della diocesi di Ma-tera con quella di Acerenza nel 1203. L'edificio in stile ro-manico pugliese presenta sulla facciata principale numerosi elementi ornamentali dal forte valore simbolico-religioso. Il portale finemente decorato è sormontato da una nicchia in cui è posta la statua della Madonna della Bruna, mentre ai lati vi sono: a destra San Pietro e a sinistra San Paolo. Il rosone sopra il portale, formato da 16 raggi con 3 figure nell'atto di girare questo cerchio che ricorda una ruota, è un chiaro riferimento alla ruota della vita, simbolo ricorrente nel Medioevo. Il prospetto laterale ha due porte: la prima è la 'porta della piazza' a cui si accede attraverso una scala, la seconda è chiamata la 'porta dei leoni' così chiamata per le due rappresentazioni feline a tutto tondo poste ai suoi lati. Il campanile ha una base quadrata e una terrazza che lo divide in due parti, terminando con una cuspide su cui poggiano una sfera e una croce, sette sono le campane che, accordate in mi bemolle risuonano in tutta la città antica. L'interno della cattedrale è a croce latina a tre navate, con quella centrale che sovrasta le altre, divise da archi a tutto sesto sostenuti da dieci colonne sormontate da capitelli di pietra. In pieno contrasto con la linearità esterna, le sue decorazioni sono tipicamente barocche e ci sono numerosi dettagli artistici. La navata centrale è illuminata da 10 finestre (con il soffitto a capriate coperto nel 1719 da un controsoffitto in legno sul quale nel XIX secolo furono inserite tre tele dipinte dal calabrese Battista Santoro. Importante è l'affresco bizantino risalente al 1270 della Madonna della Bruna con il Bambino Benedicente, attribuito a Rinaldo da Taranto e collocato sull'altare della prima campata della navata sinistra, detta "della Bruna". Il secondo altare della navata sinistra è dedicato a San Giovanni da Matera e vi è un sarcofago contenente le sue spoglie, mentre sul terzo altare, detto di Sant'Anna, vi è un can-vas di ottima fattura del 1633 di frate Francesco da Martina. La Cattedrale ha subito 13 anni di lavori di restauro grazie ai quali tutta la sua bellezza è stata riportata alla luce, è quindi possibile visitarla e ammirarne la grandezza.
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Cattedrale di Matera
Piazza Duomo
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La parte dominante della città di Matera è ben visibile dal Duomo, la cattedrale che sorge su un emiciclo artificiale costruito proprio per evidenziare l'intero complesso che sovrasta l'intera città dividendo i due rioni Sasso Caveoso e Sasso Barisano. Prima dell'urbanizzazione dei Sassi, questo spazio chiamato Civita, era il centro socio-culturale della città, gli scavi e le indagini archeologiche hanno evidenziato come questo sia stato uno dei luoghi più frequentati fin dalle epoche arcaiche. La Cattedrale fu costruita tra il 1230 e il 1270 in occasione della fusione della diocesi di Ma-tera con quella di Acerenza nel 1203. L'edificio in stile ro-manico pugliese presenta sulla facciata principale numerosi elementi ornamentali dal forte valore simbolico-religioso. Il portale finemente decorato è sormontato da una nicchia in cui è posta la statua della Madonna della Bruna, mentre ai lati vi sono: a destra San Pietro e a sinistra San Paolo. Il rosone sopra il portale, formato da 16 raggi con 3 figure nell'atto di girare questo cerchio che ricorda una ruota, è un chiaro riferimento alla ruota della vita, simbolo ricorrente nel Medioevo. Il prospetto laterale ha due porte: la prima è la 'porta della piazza' a cui si accede attraverso una scala, la seconda è chiamata la 'porta dei leoni' così chiamata per le due rappresentazioni feline a tutto tondo poste ai suoi lati. Il campanile ha una base quadrata e una terrazza che lo divide in due parti, terminando con una cuspide su cui poggiano una sfera e una croce, sette sono le campane che, accordate in mi bemolle risuonano in tutta la città antica. L'interno della cattedrale è a croce latina a tre navate, con quella centrale che sovrasta le altre, divise da archi a tutto sesto sostenuti da dieci colonne sormontate da capitelli di pietra. In pieno contrasto con la linearità esterna, le sue decorazioni sono tipicamente barocche e ci sono numerosi dettagli artistici. La navata centrale è illuminata da 10 finestre (con il soffitto a capriate coperto nel 1719 da un controsoffitto in legno sul quale nel XIX secolo furono inserite tre tele dipinte dal calabrese Battista Santoro. Importante è l'affresco bizantino risalente al 1270 della Madonna della Bruna con il Bambino Benedicente, attribuito a Rinaldo da Taranto e collocato sull'altare della prima campata della navata sinistra, detta "della Bruna". Il secondo altare della navata sinistra è dedicato a San Giovanni da Matera e vi è un sarcofago contenente le sue spoglie, mentre sul terzo altare, detto di Sant'Anna, vi è un can-vas di ottima fattura del 1633 di frate Francesco da Martina. La Cattedrale ha subito 13 anni di lavori di restauro grazie ai quali tutta la sua bellezza è stata riportata alla luce, è quindi possibile visitarla e ammirarne la grandezza.
La chiesa di Santa Lucia al Piano fu fondata alla fine del XVIII secolo per ospitare la preesistente comunità benedettina della Civita che decise di trasferirsi per combattere l'alta mortalità causata dalle condizioni particolarmente precarie del preesistente convento. Nel territorio del Piano, presso una fontana pubblica for-mer e vicino al palazzo di Don Antonio del Salvatore, fu fondato il nuovo complesso monastico. L'ingresso alla chiesa ha una scala recentemente restaurata, la facciata ha elementi decorativi molto semplici ed è divisa in due parti da un cornicione marcapiano. L'interno è a navata unica, comprende quattro altari e diverse opere di grande valore e fattura, sono sicuramente degne di nota una piccola statua di San Benedetto e una bella scultura policroma in marmo di Carrara, raffigurante il Sacro Cuore di Gesù. Il monastero fu definitivamente chiuso nel 1938, e la chiesa continua ancora oggi a svolgere le sue funzioni liturgiche.
Church of Saint Lucia
Via Luigi Lavista
La chiesa di Santa Lucia al Piano fu fondata alla fine del XVIII secolo per ospitare la preesistente comunità benedettina della Civita che decise di trasferirsi per combattere l'alta mortalità causata dalle condizioni particolarmente precarie del preesistente convento. Nel territorio del Piano, presso una fontana pubblica for-mer e vicino al palazzo di Don Antonio del Salvatore, fu fondato il nuovo complesso monastico. L'ingresso alla chiesa ha una scala recentemente restaurata, la facciata ha elementi decorativi molto semplici ed è divisa in due parti da un cornicione marcapiano. L'interno è a navata unica, comprende quattro altari e diverse opere di grande valore e fattura, sono sicuramente degne di nota una piccola statua di San Benedetto e una bella scultura policroma in marmo di Carrara, raffigurante il Sacro Cuore di Gesù. Il monastero fu definitivamente chiuso nel 1938, e la chiesa continua ancora oggi a svolgere le sue funzioni liturgiche.
Il Palazzo dell'Annunziata fu fondato come monastero per ac-cogliere il gruppo di monache di Accon che si erano insediate nel XIII secolo presso l'attuale San Giovanni Battista e che, in seguito, dovettero trasferirsi in un'altra località vicina al Cathe-dral, e conosciuta come "Annunziata vecchia". Era però necessario costruire una nuova struttura per ospitare l'ordine monastico, e così, nel 1734 Vito Valentino di Bitonto realizzò il progetto, completato nel 1748 dall'architetto Mauro Manieri di Nardò. Fu poi l'ingegnere Gaetano di Giorgio ad erigere la Chiesa dell'Annunziata nel cortile del complesso monastico. Durante i primi anni dell'Ottocento l'edificio ospitò prima il Palazzo di Giustizia poi la scuola media, dal 1998, dopo una lunga fase di progettazione e restauro, è sede della biblioteca provinciale 'Tommaso Stigliani'. Dal punto di vista architettonico, la facciata presenta cornici e archi che si sviluppano su due livelli; nella parte inferiore, attraverso il grande arco centrale, si accedeva ad una chiesa costruita intorno alla metà dell'Ottocento ma mai consacrata: attualmente questo ambiente ospita un cinema. All'inizio del XX secolo, nella parte superiore è stato collocato un orologio, sopra il quale è ben visibile lo stemma di Matera.
Palazzo dell'Annunziata
1 Piazza Vittorio Veneto
Il Palazzo dell'Annunziata fu fondato come monastero per ac-cogliere il gruppo di monache di Accon che si erano insediate nel XIII secolo presso l'attuale San Giovanni Battista e che, in seguito, dovettero trasferirsi in un'altra località vicina al Cathe-dral, e conosciuta come "Annunziata vecchia". Era però necessario costruire una nuova struttura per ospitare l'ordine monastico, e così, nel 1734 Vito Valentino di Bitonto realizzò il progetto, completato nel 1748 dall'architetto Mauro Manieri di Nardò. Fu poi l'ingegnere Gaetano di Giorgio ad erigere la Chiesa dell'Annunziata nel cortile del complesso monastico. Durante i primi anni dell'Ottocento l'edificio ospitò prima il Palazzo di Giustizia poi la scuola media, dal 1998, dopo una lunga fase di progettazione e restauro, è sede della biblioteca provinciale 'Tommaso Stigliani'. Dal punto di vista architettonico, la facciata presenta cornici e archi che si sviluppano su due livelli; nella parte inferiore, attraverso il grande arco centrale, si accedeva ad una chiesa costruita intorno alla metà dell'Ottocento ma mai consacrata: attualmente questo ambiente ospita un cinema. All'inizio del XX secolo, nella parte superiore è stato collocato un orologio, sopra il quale è ben visibile lo stemma di Matera.
Il complesso costituito dalla chiesa di San Domenico e dall'annesso convento dei Predicatori è uno dei più antichi della città, fu costruito intorno al 1230, nella zona detta 'dei foggiali' fuori dal centro storico. Il convento fu ampliato nel XVII secolo e abbandonato nell'Ottocento in seguito alle leggi eversive che soppressero gli ordini religiosi. Fu la residenza del poeta Giovanni Pascoli durante il suo soggiorno a Matera ed è oggi sede della Prefettura. La facciata ro-maniera-pugliese ha archi ciechi e lesene che fungono da elementi decorativi, il rosone sopra il por-tale vede in alto la rappresentazione dell'Arcangelo Michele che uccide il drago e il cane con la fiaccola in bocca, simbolo dell'ordine domenicano. La chiesa è ricca di altari e dipinti di vari artisti: Domizio Persio, Giovanni Donato Oppido e Vitantonio Conversi, molte sono le sculture at-tribuite a Stefano da Putignano. La cappella della Madonna del Rosario, costruita tra il 1577 e il 1588, con base ottagonale e cupola emisferica a cassettoni, è di notevole valore.
Church of Saint Dominic
Piazza Vittorio Veneto
Il complesso costituito dalla chiesa di San Domenico e dall'annesso convento dei Predicatori è uno dei più antichi della città, fu costruito intorno al 1230, nella zona detta 'dei foggiali' fuori dal centro storico. Il convento fu ampliato nel XVII secolo e abbandonato nell'Ottocento in seguito alle leggi eversive che soppressero gli ordini religiosi. Fu la residenza del poeta Giovanni Pascoli durante il suo soggiorno a Matera ed è oggi sede della Prefettura. La facciata ro-maniera-pugliese ha archi ciechi e lesene che fungono da elementi decorativi, il rosone sopra il por-tale vede in alto la rappresentazione dell'Arcangelo Michele che uccide il drago e il cane con la fiaccola in bocca, simbolo dell'ordine domenicano. La chiesa è ricca di altari e dipinti di vari artisti: Domizio Persio, Giovanni Donato Oppido e Vitantonio Conversi, molte sono le sculture at-tribuite a Stefano da Putignano. La cappella della Madonna del Rosario, costruita tra il 1577 e il 1588, con base ottagonale e cupola emisferica a cassettoni, è di notevole valore.
La chiesa di S. Giovani Battista rappresenta, insieme alla Cattedrale, uno dei più significativi esempi di architettura pugliese-romanica a Matera. La struttura originaria risale ad anni immediatamente precedenti il XIII secolo e fu completata nel 1233; in questo periodo la chiesa era conosciuta come Santa Maria la Nova ed era un luogo di accoglienza per le penitenti au-gustiniane di Accon. Quando le suore si trasferirono, verso la fine del XV secolo, la chiesa fu abbandonata e rimase inutilizzata fino al 1695 quando Monsignor del Ryos ne sancì la riapertura al culto. Il lato destro della chiesa è dominato dal portale principale, decorato con volute di vege-table, colonne pendenti e sculture di animali. Un'opera di tufo che rappresenta San Giovanni Battista occupa la nicchia sotto il rosone. L'impianto planimetrico è a croce latina con tre navate divise da pilastri compositi arricchiti da splendidi capitelli decorati con motivi floreali e animali; le cappelle medievali contengono un affresco cinquecentesco della Madonna della Nova e due statue lignee che rappresentano i santi medici Cosmo e Damiano.
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Church of Saint John Baptist
Via San Biagio
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La chiesa di S. Giovani Battista rappresenta, insieme alla Cattedrale, uno dei più significativi esempi di architettura pugliese-romanica a Matera. La struttura originaria risale ad anni immediatamente precedenti il XIII secolo e fu completata nel 1233; in questo periodo la chiesa era conosciuta come Santa Maria la Nova ed era un luogo di accoglienza per le penitenti au-gustiniane di Accon. Quando le suore si trasferirono, verso la fine del XV secolo, la chiesa fu abbandonata e rimase inutilizzata fino al 1695 quando Monsignor del Ryos ne sancì la riapertura al culto. Il lato destro della chiesa è dominato dal portale principale, decorato con volute di vege-table, colonne pendenti e sculture di animali. Un'opera di tufo che rappresenta San Giovanni Battista occupa la nicchia sotto il rosone. L'impianto planimetrico è a croce latina con tre navate divise da pilastri compositi arricchiti da splendidi capitelli decorati con motivi floreali e animali; le cappelle medievali contengono un affresco cinquecentesco della Madonna della Nova e due statue lignee che rappresentano i santi medici Cosmo e Damiano.
La chiesa di San Francesco da Paola si trova nel centro storico di Matera, il progetto fu ideato da Lazzaro Caputo e realizzato da maestranze locali tra il 1774 e il 1791, oggi sede dell'omonimo ordine arcivescovile. La facciata barocca è imponente e la porta d'ingresso è stata ricostruita in legno dopo la seconda guerra mondiale. L'interno, a forma di croce latina, è costituito da una navata con transetto. Oltre all'altare maggiore in marmo ce ne sono altri quattro: uno in ciascuna delle cappelle laterali. Sul lato sinistro c'è la statua in terracotta del santo, sotto la quale ci sono le sue reliquie. La chiesa di San Francesco da Paola, è il luogo dove si conclude la Processione dei Pastori, che il 2 luglio dà inizio alla Festa di Maria Santissima della Bruna, patrona della città di Matera.
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Church of Saint Francis of Assisi
Piazza San Francesco
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La chiesa di San Francesco da Paola si trova nel centro storico di Matera, il progetto fu ideato da Lazzaro Caputo e realizzato da maestranze locali tra il 1774 e il 1791, oggi sede dell'omonimo ordine arcivescovile. La facciata barocca è imponente e la porta d'ingresso è stata ricostruita in legno dopo la seconda guerra mondiale. L'interno, a forma di croce latina, è costituito da una navata con transetto. Oltre all'altare maggiore in marmo ce ne sono altri quattro: uno in ciascuna delle cappelle laterali. Sul lato sinistro c'è la statua in terracotta del santo, sotto la quale ci sono le sue reliquie. La chiesa di San Francesco da Paola, è il luogo dove si conclude la Processione dei Pastori, che il 2 luglio dà inizio alla Festa di Maria Santissima della Bruna, patrona della città di Matera.
Il Museo Ridola è stato istituito nel 1911 per volere del Senatore Domenico Ridola, da cui questa importante struttura prende il nome: Ridola, infatti, era un grande appassionato di archeologia ed effettuò numerose campagne di scavo in tutto il territorio materano e delle Murge, donando allo Stato le sue importanti collezioni archeologiche, ancora oggi ospitate presso il museo. Insieme a Palazzo Lanfranchi, il Museo Ridola è una delle due sedi del Museo Nazionale di Matera. Negli spazi espositivi, i reperti – che rappresentano importanti testimonianze archeologiche rinvenute a Matera e dintorni – seguono un ordine cronologico e topografico. Nella sezione preistorica i rinvenimenti più significativi riguardano i villaggi trincerati di età neolitica, che testimoniano – a partire dal VI millennio a.C. – l’introduzione dell’agricoltura e conseguentemente lo strutturarsi di insediamenti stabili, secondo modelli definiti nel Mediterraneo Orientale. Per le fasi più recenti della preistoria e per la fase di VI-IV secolo a.C., la documentazione di maggior interesse è relativa a Timmari, frazione situata a pochi chilometri da Matera e rilevante sito archeologico: da questa località, infatti, provengono alcuni corredi funerari del IV secolo a.C. caratterizzati da armature in bronzo e monumentali vasi a figure rosse e numerose statuette votive, di pregevole fattura, rinvenute in un’area sacra.
Museo Nazionale di Matera
24 Via Domenico Ridola
Il Museo Ridola è stato istituito nel 1911 per volere del Senatore Domenico Ridola, da cui questa importante struttura prende il nome: Ridola, infatti, era un grande appassionato di archeologia ed effettuò numerose campagne di scavo in tutto il territorio materano e delle Murge, donando allo Stato le sue importanti collezioni archeologiche, ancora oggi ospitate presso il museo. Insieme a Palazzo Lanfranchi, il Museo Ridola è una delle due sedi del Museo Nazionale di Matera. Negli spazi espositivi, i reperti – che rappresentano importanti testimonianze archeologiche rinvenute a Matera e dintorni – seguono un ordine cronologico e topografico. Nella sezione preistorica i rinvenimenti più significativi riguardano i villaggi trincerati di età neolitica, che testimoniano – a partire dal VI millennio a.C. – l’introduzione dell’agricoltura e conseguentemente lo strutturarsi di insediamenti stabili, secondo modelli definiti nel Mediterraneo Orientale. Per le fasi più recenti della preistoria e per la fase di VI-IV secolo a.C., la documentazione di maggior interesse è relativa a Timmari, frazione situata a pochi chilometri da Matera e rilevante sito archeologico: da questa località, infatti, provengono alcuni corredi funerari del IV secolo a.C. caratterizzati da armature in bronzo e monumentali vasi a figure rosse e numerose statuette votive, di pregevole fattura, rinvenute in un’area sacra.
Le Tavolte Palatine sono un tempio dorico della fine del VI secolo a.C. situato nei pressi di Metaponto. Il tempio è dedicato alla divinità Hera, moglie e sorella maggiore di Zeus. Il tempio viene edificato a poca distanza dalla colonia greca, lungo la sp
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Tavole Palatine
Strada Statale 106 Jonica
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Le Tavolte Palatine sono un tempio dorico della fine del VI secolo a.C. situato nei pressi di Metaponto. Il tempio è dedicato alla divinità Hera, moglie e sorella maggiore di Zeus. Il tempio viene edificato a poca distanza dalla colonia greca, lungo la sp

Le Guide ai Quartieri

Piazza del sedile è di fondamentale importanza nella vita notturna di Matera, particolarmente vivace nelle stagioni più calde, inoltre rappresenta il cuore musicale e artistico della città lucana. Alcuni degli edifici che circondano questo spazio, infatti, ospitano le aule del Conservatorio Egidio Romualdo Duni. Durante il XIV secolo si chiamava "Piazza Maggiore" ed era il centro commerciale della città con mercati, magazzini e botteghe. verso la metà del XVI secolo, questo luogo cambiò la sua declinazione per lasciare spazio agli uffici del governatore, alle carceri e al municipio, appunto "il sedile", che lo trasformò nel cuore politico e amministrativo. Il Palazzo del Sedile è l'edificio più importante della piazza, costruito nel 1540 per servire da sede delle riunioni comunali dell'università cittadina. La struttura attuale è dovuta ai lavori di restauro effettuati nel 1779. Il palazzo è costituito da un grande arco d'ingresso; in alto, ai lati, si ergono due torri in stile rococò sulle quali sono poste, la prima, una meridiana e la seconda, un orologio; al centro, sopra l'arco, vi sono le statue di due dei patroni della città di Matera: Sant'Eustachio a sinistra e la Madonna della Bruna a destra. Fino al 1944 l'edificio ospitava gli uffici dell'amministrazione comunale, mentre ora è la sede principale del conservatorio. I sotterranei, che sono anche interessanti moli, sono stati utilizzati per la costruzione di un auditorium per ospitare concerti ed eventi culturali.
Piazza del Sedile
Piazza del Sedile
Piazza del sedile è di fondamentale importanza nella vita notturna di Matera, particolarmente vivace nelle stagioni più calde, inoltre rappresenta il cuore musicale e artistico della città lucana. Alcuni degli edifici che circondano questo spazio, infatti, ospitano le aule del Conservatorio Egidio Romualdo Duni. Durante il XIV secolo si chiamava "Piazza Maggiore" ed era il centro commerciale della città con mercati, magazzini e botteghe. verso la metà del XVI secolo, questo luogo cambiò la sua declinazione per lasciare spazio agli uffici del governatore, alle carceri e al municipio, appunto "il sedile", che lo trasformò nel cuore politico e amministrativo. Il Palazzo del Sedile è l'edificio più importante della piazza, costruito nel 1540 per servire da sede delle riunioni comunali dell'università cittadina. La struttura attuale è dovuta ai lavori di restauro effettuati nel 1779. Il palazzo è costituito da un grande arco d'ingresso; in alto, ai lati, si ergono due torri in stile rococò sulle quali sono poste, la prima, una meridiana e la seconda, un orologio; al centro, sopra l'arco, vi sono le statue di due dei patroni della città di Matera: Sant'Eustachio a sinistra e la Madonna della Bruna a destra. Fino al 1944 l'edificio ospitava gli uffici dell'amministrazione comunale, mentre ora è la sede principale del conservatorio. I sotterranei, che sono anche interessanti moli, sono stati utilizzati per la costruzione di un auditorium per ospitare concerti ed eventi culturali.
Si intreccia con la storia politica di Matera la vicenda della borgata rurale La Martella sorta a qualche chilometro dalla città all’inizio degli anni Cinquanta. E coincide con l’inizio dello svuotamento delle famiglie dagli antichi rioni materani all’indomani dell’approvazione della prima legge di risanamento dei Sassi. Togliatti era stato a Matera nel 1948 e aveva sollevato con forza dinanzi all’opinione pubblica italiana la questione delle condizioni di molte migliaia di famiglie materane costrette a vivere in grotte fatiscenti e malsane. Il libro di Carlo Levi “Cristo si è fermato a Eboli” aveva già rivelato tale condizione dinanzi agli occhi del mondo. Subito dopo si cominciò a parlare di un progetto che l’istituto dell’UNRRA Casas, diretto da Adriano Olivetti, doveva realizzare nella contrada La Martella. Si trattata di un progetto che doveva coinvolgere molti studiosi e permettere la realizzazione di una borgata per accogliere le famiglie degli assegnatari della Riforma Fondiaria che abbandonavano i Sassi. La finalità di tale iniziativa era quella di avviare il decentramento burocratico-decisionale per la vita della nuova borgata, dove si sarebbe provveduto anche a organizzare la formazione professionale e a curare l’insediamento di industrie. Il simbolo di questa iniziativa doveva essere la nuova chiesa della borgata. In questo esperimento, unico in Italia, vennero coinvolte numerose personalità della cultura e dell’arte. Il progetto architettonico venne affidato al Ludovico Quaroni che concepì l’edificio religioso con l’idea di creare un nuovo e originale rapporto fra la chiesa e il borgo, fra l’uomo e Dio. Nel nuovo edificio religioso ci lavorarono gli artisti Pietro e Andrea Cascella che realizzarono le ceramiche per i poli liturgici, Giorgio Quaroni che realizzò il crocifisso che domina l’aria centrale sull’altare, mentre le opere lignee furono realizzate da Luciano Nioi. Altri artisti si dedicarono alla realizzazione di varie sculture. Il 17 maggio 1953 avvenne, alla presenza di Alcide De Gasperi, l’assegnazione di 50 alloggi al primo nucleo di famiglie che andò ad insediarsi nella nuova borgata. La condizione imposta a quelle famiglie per poter ottenere l’assegnazione dell’alloggio, fu l’abiura: dovevano consegnare la tessera dei partiti di sinistra cui erano iscritti. Lo stesso metodo fu adottato per l’assegnazione dei poderi della riforma fondiaria. Il 28 giugno 1953 l’arcivescovo di Matera monsignor Vincenzo Cavalla eresse la parrocchia della borgata La Martella ponendola sotto la protezione di san Vincenzo de’ Paoli. Un anno dopo, il 18 dicembre 1955 avvenne la consacrazione della chiesa. Ma non furono anni felici per la borgata quelli che vennero dopo. Quando ancora non si era spenta l’euforia dei primi tempi le famiglie cominciarono ad abbandonare le case e a tornare a vivere in città, poiché nella borgata mancava tutto, negozi, servizi, assistenza medica, adeguati collegamenti col centro abitato. Anche i terreni assegnati distavano molti chilometri dalla borgata. Insomma ben presto gli abitanti della Martella si accorsero dell’inganno. Solo in tempi assai recenti la borgata si è rimessa sulla via dello sviluppo.
La Martella
Si intreccia con la storia politica di Matera la vicenda della borgata rurale La Martella sorta a qualche chilometro dalla città all’inizio degli anni Cinquanta. E coincide con l’inizio dello svuotamento delle famiglie dagli antichi rioni materani all’indomani dell’approvazione della prima legge di risanamento dei Sassi. Togliatti era stato a Matera nel 1948 e aveva sollevato con forza dinanzi all’opinione pubblica italiana la questione delle condizioni di molte migliaia di famiglie materane costrette a vivere in grotte fatiscenti e malsane. Il libro di Carlo Levi “Cristo si è fermato a Eboli” aveva già rivelato tale condizione dinanzi agli occhi del mondo. Subito dopo si cominciò a parlare di un progetto che l’istituto dell’UNRRA Casas, diretto da Adriano Olivetti, doveva realizzare nella contrada La Martella. Si trattata di un progetto che doveva coinvolgere molti studiosi e permettere la realizzazione di una borgata per accogliere le famiglie degli assegnatari della Riforma Fondiaria che abbandonavano i Sassi. La finalità di tale iniziativa era quella di avviare il decentramento burocratico-decisionale per la vita della nuova borgata, dove si sarebbe provveduto anche a organizzare la formazione professionale e a curare l’insediamento di industrie. Il simbolo di questa iniziativa doveva essere la nuova chiesa della borgata. In questo esperimento, unico in Italia, vennero coinvolte numerose personalità della cultura e dell’arte. Il progetto architettonico venne affidato al Ludovico Quaroni che concepì l’edificio religioso con l’idea di creare un nuovo e originale rapporto fra la chiesa e il borgo, fra l’uomo e Dio. Nel nuovo edificio religioso ci lavorarono gli artisti Pietro e Andrea Cascella che realizzarono le ceramiche per i poli liturgici, Giorgio Quaroni che realizzò il crocifisso che domina l’aria centrale sull’altare, mentre le opere lignee furono realizzate da Luciano Nioi. Altri artisti si dedicarono alla realizzazione di varie sculture. Il 17 maggio 1953 avvenne, alla presenza di Alcide De Gasperi, l’assegnazione di 50 alloggi al primo nucleo di famiglie che andò ad insediarsi nella nuova borgata. La condizione imposta a quelle famiglie per poter ottenere l’assegnazione dell’alloggio, fu l’abiura: dovevano consegnare la tessera dei partiti di sinistra cui erano iscritti. Lo stesso metodo fu adottato per l’assegnazione dei poderi della riforma fondiaria. Il 28 giugno 1953 l’arcivescovo di Matera monsignor Vincenzo Cavalla eresse la parrocchia della borgata La Martella ponendola sotto la protezione di san Vincenzo de’ Paoli. Un anno dopo, il 18 dicembre 1955 avvenne la consacrazione della chiesa. Ma non furono anni felici per la borgata quelli che vennero dopo. Quando ancora non si era spenta l’euforia dei primi tempi le famiglie cominciarono ad abbandonare le case e a tornare a vivere in città, poiché nella borgata mancava tutto, negozi, servizi, assistenza medica, adeguati collegamenti col centro abitato. Anche i terreni assegnati distavano molti chilometri dalla borgata. Insomma ben presto gli abitanti della Martella si accorsero dell’inganno. Solo in tempi assai recenti la borgata si è rimessa sulla via dello sviluppo.

Informazioni sulla città/località

Craco è un antico borgo medievale situato nella regione sismica della Basilicata, a circa 40 km (27 miglia) nell'entroterra del Golfo di Taranto, ai piedi dello "stivale" d'Italia. L'insediamento occupa una formazione rocciosa sopra le colline circostanti con la sua architettura ordinatamente costruita nel paesaggio. Arroccata strategicamente sulla cima di una scogliera alta 400 metri, che domina l'arida campagna dell'Italia meridionale, questa città fantasma una volta forniva viste panoramiche e avvertimenti di potenziali attaccanti.
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Craco
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Craco è un antico borgo medievale situato nella regione sismica della Basilicata, a circa 40 km (27 miglia) nell'entroterra del Golfo di Taranto, ai piedi dello "stivale" d'Italia. L'insediamento occupa una formazione rocciosa sopra le colline circostanti con la sua architettura ordinatamente costruita nel paesaggio. Arroccata strategicamente sulla cima di una scogliera alta 400 metri, che domina l'arida campagna dell'Italia meridionale, questa città fantasma una volta forniva viste panoramiche e avvertimenti di potenziali attaccanti.
Castelmezzano è un tranquillo borgo situato a 830 metri sul livello del mare nel cuore delle montagne dolomitiche della Basilicata. Le origini di Castelmezzano risalgono al V e VI secolo a.C., quando un gruppo di coloni dell'antica Grecia raggiunse queste montagne e fondò Manuoro (mano d'oro). Questo piccolo villaggio continuò a svilupparsi e a crescere fino al X secolo, quando le continue invasioni dei Saraceni ottomani costrinsero gli abitanti ad abbandonare il paese. La leggenda narra che uno di questi esuli, Paolino, trovò il luogo ideale per costruire il loro nuovo villaggio. Si trovava in una posizione perfetta, sopra scogliere ripide e rocciose, in modo che, in caso di invasione, si potessero far rotolare giù dalle scogliere rocce massicce per schiacciare gli invasori in arrivo. L'arrivo dei Normanni nell'XI secolo portò secoli di pace e sviluppo alla comunità. I Normanni costruirono una fortezza sulla cima del punto più alto, e si possono ancora vedere le rovine del muro e la scala che porta alla cima. Il nome di questa antica fortezza, Castrum Medium, ha prestato il nome al borgo:Castelmezzano, definito "di mezzo", in quanto si trova tra Brindisi di Montagna e Pietrapertosa. L'arrivo degli Angioini segnò l'inizio di un periodo di declino per Castelmezzano. I successivi dominatori furono gli Aragonesi, che arrivarono sull'onda del feudalesimo, un periodo in cui il borgo passò da una famiglia nobile all'altra, senza alcun miglioramento delle condizioni socio-economiche della comunità. Durante il periodo dell'unità d'Italia, Castelmezzano conobbe il fenomeno dei "briganti" (ribelli alla classe dirigente), perché le grotte nelle rupi e la fitta vegetazione offrivano perfetti nascondigli per i briganti. Il periodo dopo l'unità d'Italia portò una crisi economica, spingendo molte famiglie ad emigrare in America in cerca di una vita migliore. Le antiche strade e le magnifiche montagne di Castelmezzano forniscono tutto ciò di cui si può aver bisogno per vivere in pace e tranquillità. Nel 2007, la pubblicazione americana "Budget Travel" ha incluso Castelmezzano nella lista delle dieci più belle località sconosciute. Il borgo è stato elencato insieme a regioni asiatiche, mediorientali e francesi. Da alcuni anni, Castelmezzano è diventato una popolare destinazione turistica nazionale e internazionale, in parte a causa del "Volo dell'Angelo" mozzafiato che collega il borgo tramite un cavo sospeso al vicino villaggio di montagna di Pietrapertosa. Chiesa della Madonna dell'Olmo La chiesa parrocchiale della Madonna dell'Olmo risale al XIII secolo. Fu costruita vicino a un olmo e a una fonte d'acqua, entrambi simboli di una spiritualità mistica e di leggende legate al Santo Graal. La chiesa è in stile romanico, che nel corso dei secoli ha subito vari interventi di ristrutturazione. La facciata esterna è quadrata, divisa da quattro colonne e quattro grandi finestre. Lungo il cornicione superiore ci sono bassorilievi raffiguranti fiori, aquile a due teste e teste di toro. Questo motivo è interrotto al centro dalla presenza di un orologio, e sotto di esso, una nicchia con la statua di San Rocco, protettore del paese. L'interno è caratterizzato da una luminosità abbagliante, con una sola navata e cappelle laterali. Di grande importanza artistica sono i due dipinti di Girolamo Bresciano, la "Madonna delle Grazie e due Santi Domenicani" e la "Sacra Famiglia", risalenti al XVII secolo. Una nicchia centrale ospita una statua della Madonna col Bambino, conosciuta da tutti come la "Madonna dell'Olmo". Il Belvedere e le rovine della fortezza normanna La strada principale di Castelmezzano è lunga e tortuosa, si interseca con stradine in salita e antiche scale di pietra. Ad un certo punto la strada si restringe, dando la precedenza alla natura e alle piccole case che la costeggiano, rendendo impossibile proseguire in auto. Proseguendo a piedi, si può ammirare il piccolo Palazzo Baronale di Castelezzano, contraddistinto dallo stemma del comune. A dispetto di quanto si possa pensare, la strada non è faticosa da percorrere, e in un attimo si arriva dall'altra parte del paese, dove si trovano i cartelli che indicano il Belvedere, e come resistere a salire? Lasciato il borgo alle spalle, si salgono le ampie scalinate, con il profumo della macchia mediterranea che riempie l'aria, i fiori che fanno capolino dal costone roccioso e i cartelli informativi lungo il percorso che raccontano la storia delle montagne, dei fiori e della terra. L'ultimo tratto che porta al balcone panoramico del Belvedere è un po' più arduo, ma una volta arrivati, c'è ristoro per la vostra mente e la vostra anima. Vi troverete davanti a una vista che va oltre l'immaginazione, con vista sui boschi, le montagne e le strade del centro storico, dove si possono scorgere le donne che raccolgono le erbe fresche per la zuppa, gli anziani che chiacchierano sui loro sgabelli e i bambini che si rincorrono tra i vicoli di pietra e le piazzette. Dietro la ringhiera del Belvedere ci sono le mura che segnano le rovine della fortezza normanna e un'alta cima, con una scala scavata nella roccia. I più avventurosi, con una guida qualificata e l'attrezzatura giusta, possono scegliere di scalare la montagna, raggiungendo la cima. Poco più in basso del Belvedere sono state allestite delle sedie e ogni sabato uno spettacolo di proiezioni luminose sulle rocce crea un'atmosfera magica e suggestiva da non perdere. Il Parco di Gallipoli Cognato e le Piccole Dolomiti di Basilicata Più di ventisettemila ettari di natura vergine: questo è il Parco di Gallipoli Cognato e le Piccole Dolomiti di Basilicata. Che siate escursionisti esperti o che vogliate semplicemente godervi una passeggiata nei boschi, questo meraviglioso parco ha qualcosa per voi. Il parco offre una vasta scelta di sentieri escursionistici e attività ricreative e didattiche a cui partecipare, partendo dal paese di Accetura e proseguendo verso altri paesi come Pietrapertosa e Castelmezzano. Il parco attraversa la foresta di Brindisi Cognato e la foresta di Montepiano, dove si possono trovare querce, lecci e anche frassini che fiancheggiano i ruscelli e gli specchi d'acqua stagionali. Rocce di arenaria custodiscono le rovine di antiche fortificazioni che ora offrono rifugio a cinghiali, volpi e lupi. Questo è sicuramente un parco che vale la pena visitare, magari alla ricerca delle rarissime specie di "Tritone italico" e "Salamandra dagli occhiali", che sono state avvistate lungo i sentieri del parco.
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Castelmezzano
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Castelmezzano è un tranquillo borgo situato a 830 metri sul livello del mare nel cuore delle montagne dolomitiche della Basilicata. Le origini di Castelmezzano risalgono al V e VI secolo a.C., quando un gruppo di coloni dell'antica Grecia raggiunse queste montagne e fondò Manuoro (mano d'oro). Questo piccolo villaggio continuò a svilupparsi e a crescere fino al X secolo, quando le continue invasioni dei Saraceni ottomani costrinsero gli abitanti ad abbandonare il paese. La leggenda narra che uno di questi esuli, Paolino, trovò il luogo ideale per costruire il loro nuovo villaggio. Si trovava in una posizione perfetta, sopra scogliere ripide e rocciose, in modo che, in caso di invasione, si potessero far rotolare giù dalle scogliere rocce massicce per schiacciare gli invasori in arrivo. L'arrivo dei Normanni nell'XI secolo portò secoli di pace e sviluppo alla comunità. I Normanni costruirono una fortezza sulla cima del punto più alto, e si possono ancora vedere le rovine del muro e la scala che porta alla cima. Il nome di questa antica fortezza, Castrum Medium, ha prestato il nome al borgo:Castelmezzano, definito "di mezzo", in quanto si trova tra Brindisi di Montagna e Pietrapertosa. L'arrivo degli Angioini segnò l'inizio di un periodo di declino per Castelmezzano. I successivi dominatori furono gli Aragonesi, che arrivarono sull'onda del feudalesimo, un periodo in cui il borgo passò da una famiglia nobile all'altra, senza alcun miglioramento delle condizioni socio-economiche della comunità. Durante il periodo dell'unità d'Italia, Castelmezzano conobbe il fenomeno dei "briganti" (ribelli alla classe dirigente), perché le grotte nelle rupi e la fitta vegetazione offrivano perfetti nascondigli per i briganti. Il periodo dopo l'unità d'Italia portò una crisi economica, spingendo molte famiglie ad emigrare in America in cerca di una vita migliore. Le antiche strade e le magnifiche montagne di Castelmezzano forniscono tutto ciò di cui si può aver bisogno per vivere in pace e tranquillità. Nel 2007, la pubblicazione americana "Budget Travel" ha incluso Castelmezzano nella lista delle dieci più belle località sconosciute. Il borgo è stato elencato insieme a regioni asiatiche, mediorientali e francesi. Da alcuni anni, Castelmezzano è diventato una popolare destinazione turistica nazionale e internazionale, in parte a causa del "Volo dell'Angelo" mozzafiato che collega il borgo tramite un cavo sospeso al vicino villaggio di montagna di Pietrapertosa. Chiesa della Madonna dell'Olmo La chiesa parrocchiale della Madonna dell'Olmo risale al XIII secolo. Fu costruita vicino a un olmo e a una fonte d'acqua, entrambi simboli di una spiritualità mistica e di leggende legate al Santo Graal. La chiesa è in stile romanico, che nel corso dei secoli ha subito vari interventi di ristrutturazione. La facciata esterna è quadrata, divisa da quattro colonne e quattro grandi finestre. Lungo il cornicione superiore ci sono bassorilievi raffiguranti fiori, aquile a due teste e teste di toro. Questo motivo è interrotto al centro dalla presenza di un orologio, e sotto di esso, una nicchia con la statua di San Rocco, protettore del paese. L'interno è caratterizzato da una luminosità abbagliante, con una sola navata e cappelle laterali. Di grande importanza artistica sono i due dipinti di Girolamo Bresciano, la "Madonna delle Grazie e due Santi Domenicani" e la "Sacra Famiglia", risalenti al XVII secolo. Una nicchia centrale ospita una statua della Madonna col Bambino, conosciuta da tutti come la "Madonna dell'Olmo". Il Belvedere e le rovine della fortezza normanna La strada principale di Castelmezzano è lunga e tortuosa, si interseca con stradine in salita e antiche scale di pietra. Ad un certo punto la strada si restringe, dando la precedenza alla natura e alle piccole case che la costeggiano, rendendo impossibile proseguire in auto. Proseguendo a piedi, si può ammirare il piccolo Palazzo Baronale di Castelezzano, contraddistinto dallo stemma del comune. A dispetto di quanto si possa pensare, la strada non è faticosa da percorrere, e in un attimo si arriva dall'altra parte del paese, dove si trovano i cartelli che indicano il Belvedere, e come resistere a salire? Lasciato il borgo alle spalle, si salgono le ampie scalinate, con il profumo della macchia mediterranea che riempie l'aria, i fiori che fanno capolino dal costone roccioso e i cartelli informativi lungo il percorso che raccontano la storia delle montagne, dei fiori e della terra. L'ultimo tratto che porta al balcone panoramico del Belvedere è un po' più arduo, ma una volta arrivati, c'è ristoro per la vostra mente e la vostra anima. Vi troverete davanti a una vista che va oltre l'immaginazione, con vista sui boschi, le montagne e le strade del centro storico, dove si possono scorgere le donne che raccolgono le erbe fresche per la zuppa, gli anziani che chiacchierano sui loro sgabelli e i bambini che si rincorrono tra i vicoli di pietra e le piazzette. Dietro la ringhiera del Belvedere ci sono le mura che segnano le rovine della fortezza normanna e un'alta cima, con una scala scavata nella roccia. I più avventurosi, con una guida qualificata e l'attrezzatura giusta, possono scegliere di scalare la montagna, raggiungendo la cima. Poco più in basso del Belvedere sono state allestite delle sedie e ogni sabato uno spettacolo di proiezioni luminose sulle rocce crea un'atmosfera magica e suggestiva da non perdere. Il Parco di Gallipoli Cognato e le Piccole Dolomiti di Basilicata Più di ventisettemila ettari di natura vergine: questo è il Parco di Gallipoli Cognato e le Piccole Dolomiti di Basilicata. Che siate escursionisti esperti o che vogliate semplicemente godervi una passeggiata nei boschi, questo meraviglioso parco ha qualcosa per voi. Il parco offre una vasta scelta di sentieri escursionistici e attività ricreative e didattiche a cui partecipare, partendo dal paese di Accetura e proseguendo verso altri paesi come Pietrapertosa e Castelmezzano. Il parco attraversa la foresta di Brindisi Cognato e la foresta di Montepiano, dove si possono trovare querce, lecci e anche frassini che fiancheggiano i ruscelli e gli specchi d'acqua stagionali. Rocce di arenaria custodiscono le rovine di antiche fortificazioni che ora offrono rifugio a cinghiali, volpi e lupi. Questo è sicuramente un parco che vale la pena visitare, magari alla ricerca delle rarissime specie di "Tritone italico" e "Salamandra dagli occhiali", che sono state avvistate lungo i sentieri del parco.
Il borgo di Guardia Perticara Guardia Perticara è un piccolo paese del Potentino, in Basilicata, facente parte del circuito dei Borghi più Belli d’Italia. Per le sue qualità turistiche e ambientali ha ricevuto, nel 2011, la Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano. Posto su un colle a 750 metri d’altezza nel cuore della regione, Guardia Perticara offre angoli e scorci medievali davvero affascinanti. Origini e Storia Le sue origini sono antichissime tanto che durante varie ricerche archeologiche si è scoperto che già durante l’età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.) esistevano degli insediamenti stabili presso la località San Vito. Fu distrutto durante le invasioni dei Saraceni ma nel 1237, quando queste terre erano sotto il dominio di Federico II di Svevia, il borgo era chiamato “Castrum Perticari”. La prima fonte che lo cita è un documento di epoca angioina del 1270.
Guardia Perticara
Il borgo di Guardia Perticara Guardia Perticara è un piccolo paese del Potentino, in Basilicata, facente parte del circuito dei Borghi più Belli d’Italia. Per le sue qualità turistiche e ambientali ha ricevuto, nel 2011, la Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano. Posto su un colle a 750 metri d’altezza nel cuore della regione, Guardia Perticara offre angoli e scorci medievali davvero affascinanti. Origini e Storia Le sue origini sono antichissime tanto che durante varie ricerche archeologiche si è scoperto che già durante l’età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.) esistevano degli insediamenti stabili presso la località San Vito. Fu distrutto durante le invasioni dei Saraceni ma nel 1237, quando queste terre erano sotto il dominio di Federico II di Svevia, il borgo era chiamato “Castrum Perticari”. La prima fonte che lo cita è un documento di epoca angioina del 1270.

Offerta gastronomica

Qui si può godere della suggestiva vista sul centro di Matera mentre si gustano raffinati piatti tradizionali della nostra genuina cucina biologica. Sedersi a tavola per soddisfare corpo e mente, appagando la fame del corpo e la sete di vedere cose nuove.
Regia Corte - Restaurant & Terrace Lounge
Piazza San Pietro Caveoso
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Locale Specializzato In Cocktail a Matera
Charlie’s Speakeasy
12 Via Casalnuovo
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Ristorante Baccus Matera chi siamo Un accogliente ristorante nel cuore dei Sassi di Matera, rione storico della città, vi attende sotto la sapiente guida del maestro chef Carlo Pozzuoli che saprà condurre i palati più raffinati fra pietanze tipiche della cucina locale, per una riscoperta del gusto e dei piaceri di una volta.
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Ristorante Baccus
34 Vico Santa Cesarea
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Devoted to good taste
OHIMÈ Matera
Devoted to good taste
La pasticceria di qualità
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Caffe Schiuma di Rocco Luigi Schiuma
92 Via T. Stigliani
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La pasticceria di qualità
Il Panificio Perrone Il Forno di Gennaro a Matera è un presidio di produzione e vendita del Pane di Matera un prodotto artigianale dell'antica tradizione materana.
Bakery Perrone, the Gennaro Oven
52 Via Nazionale
Il Panificio Perrone Il Forno di Gennaro a Matera è un presidio di produzione e vendita del Pane di Matera un prodotto artigianale dell'antica tradizione materana.
UNO SPAZIO POLIFUNZIONALE CHE OSPITA UN'AGENZIA DI COMUNICAZIONE E PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA DI GIORNO, CAFÉ E TEATRO DI NOTTE. AREAOTTO È UNO SPAZIO PER CREATIVI NEL CUORE DEI SASSI DI MATERA, DOVE LE PERSONE DA TUTTO IL MONDO VENGONO A MANGIARE, BERE, CONDIVIDERE ED ESPLORARE.
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Area 8
15 Via Casalnuovo
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Una vera trattoria-pizzeria della centralissima via Ridola, dove è possibile gustare i sapori tradizionali e veri di un territorio unico
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Al Falco Grillaio di Raffaele Paolo
17 Via Domenico Ridola
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Si chiama Più Sud ed è uno store di 400 metri quadri scavato nella roccia calcarea dei Sassi di Matera, che rivende olio, pasta, vino, birra, ma anche formaggi, spezie, sottoli
Più Sud
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Osteria al Casale
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è una boutique esclusiva nel cuore dei sassi di Matera, una gemma incastonata tra le rocce. Mettiamo a disposizione dei nostri partner uno spazio di oltre 200 metri quadrati, progettato per restituire un'atmosfera esclusiva e incredibilmente elegante e che offre un percorso espositivo degno di un museo.
GocciaGoccia
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Daciarte è un laboratorio di artigianato artistico, soprattutto ceramiche, che si trova nel centro di Matera in via San Biagio nato nel 2012
Dacia Capriotti
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Natural Fun Nasce nel 2017 da un team di giovani Lucani vogliosi di far conoscere le bellezze della città di Matera in maniera alternativa. Da sempre appassionati di avventure, viaggi e natura, abbiamo trovato nel QUAD l'anello di congiunzione per le nostre esplorazioni.
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